Manifesto

POLITHINK
Un metodo per il
dibattito politico in rete

In un’epoca di globalizzazione e trasformazione profonda della vita collettiva, la politica, intesa come ricerca di un bene comune, appare in crisi. Da una parte, le decisioni che vengono prese sembrano incapaci di rispondere adeguatamente alle sfide poste dalla realtà – pensiamo alla disuguaglianza economica, al problema ecologico o alla convivenza fra diverse culture. Dall’altra, le stesse sono spesso percepite come scarsamente legittime, prodotto di meccanismi logori e poco trasparenti.

Paradossalmente, il dialogo, la conciliazione fra punti di vista diversi, presupposti fondamentali della stessa idea di politica sono oggi, nell’era della comunicazione, sempre più problematici. Internet e le reti sociali hanno permesso un aumento esponenziale degli scambi. Tuttavia, la maggior parte delle discussioni politiche sulla rete assomigliano spesso ad un “muro contro muro”. L’infinita possibilità di sentenziare senza dover ascoltare, di appostare quotidianamente il proprio manifesto sulla “porta della cattedrale” si tramutano nella principale minaccia ad un dibattito libero e aperto. Scontro, semplificazione e moralismo finiscono per caratterizzare ogni dibattito in cui ognuno sembra difendere la propria idea o il proprio interesse contro tutti e tutto.

Visioni ipersemplificate della politica sono il contraltare di una realtà sempre più complessa. A seconda delle convenienze, questa si vorrebbe ridotta o ad una mera “gestione delle cose” da delegare “a chi ne sa più di noi”, o alla meccanica esecuzione di presunte “spinte dal basso” o “volontà del popolo”. A trionfare sono le retoriche audaci ed immediatiste, coloro che propongono soluzioni semplici a problemi complessi o coloro che costruiscono fossati per dividere “vittime innocenti” da “ usurpatori colpevoli di tutto”. Retoriche siffatte mirano alla spettacolarizzazione tanto delle diagnosi come delle cure favorendo una trasfigurazione della realtà, la sua banalizzazione.

A questo si aggiunge un crescente moralismo che valuta gli attori politici non sulla base della plausibilità delle proposte o della solidità delle premesse, bensì sulla base di un criterio morale preesistente che divide in modo inequivocabile e definitivo i “buoni” dai “cattivi”. Questa tendenza ha l’effetto di sovraccaricare emotivamente ogni dibattito. Se l’affermazione di un’idea politica non è intesa come il risultato del normale confronto fra diverse visioni della realtà, bensì come la vittoria del bene sul male, la posta in gioco diventa assoluta e l’unica alternativa rimane quella fra annichilire o essere annichiliti.

Pensiamo che il dibattito politico debba avvicinarsi il più possibile ad una discussione razionale sui problemi e le possibili soluzioni. Ad animarlo devono essere il riconoscimento reciproco fra interlocutori e la capacità di andare oltre semplice presidio di posizioni intellettuali o ideologiche. Marcare differenze è certamente necessario, ma questo non deve significare la preclusione del confronto o la negazione della molteplicità di visioni e interessi. Il dibattito richiede ai suoi partecipanti la capacità di confrontarsi con le contingenze, di distinguere il meglio dal peggio, di valutare i costi di ogni scelta e le sue implicazioni. Qualsiasi proposta per la società non deve dimenticare i limiti del pensiero e dell’agire umano, così come l’imprevedibilità del divenire storico. In politica, un certo senso di cautela non vuole dire mancanza di coraggio, ma etica della responsabilità. La storia non è mai stata il prodotto di visioni personali o progetti di parte, ma di complessi processi cumulativi la cui direzione, nella maggior parte dei casi, è sfuggita anche alle menti più lucide. Il pensiero politico non deve essere inteso come una forma d’ingegneria sociale, bensì come una forza generatrice di stimoli e di processi che permettono alla società di evolvere ed esplorare nuove possibilità.

Polithink nasce dalla volontà di creare uno spazio di dibattito aperto a contributi di provenienze politiche diverse e si propone come una piattaforma per fomentare discussioni in rete attraverso due diverse modalità:

  1. Le proposte, articoli originali in cui gli autori/autrici propongono analisi, punti di vista o riflessioni. Lo scopo di questi interventi è di stimolare il pubblico, nuovi dibattiti e scambi di opinione.
  2. Le risposte, repliche argomentate ad idee avanzate da esperti, osservatori o leaders politici in altri articoli comparsi sulla rete (gli interventi di questa sezione includeranno sempre nell’incipit il link all’articolo a cui rispondono). L’idea che sta alla base di questa modalità è quella stimolare processi dialogici capaci, grazie al riconoscimento, di andare oltre la sterilità dei botta e risposta. In questo modo il dialogo, che potrà essere più o meno contradittorio, diventerà uno strumento produttivo, capace di cogliere e sviluppare le potenzialità comunicative della rete, mettendo in rapporto fra loro argomentazioni e culture politiche differenti.

 

POLITHINK
Una método para
discutir de política en la red

En la fase actual de globalización y transformación profunda de la vida colectiva, el gobierno de la sociedad y la posibilidad de un bien común están en crisis. Por un lado, la decisiones políticas que se toman parecen incapaces de responder adecuadamente a los desafíos impuestos por la realidad – pensemos en las desigualdades económicas, el problema ecológico o en la convivencia entre diferentes culturas. Por otro, dichas decisiones son percibidas como escasamente legítimas, producto de mecanismos institucionales decadentes y poco transparentes.

Paradójicamente, el dialogo, la conciliación entre puntos de vista diferentes, requisito fundamental para la misma idea de política, son hoy, en la era de la comunicación, cada vez más problemáticos. Internet y las redes sociales han permitido un crecimiento acelerado de los intercambios. Sin embargo, la mayor parte de las discusiones en la red se asemejan a un “choque de trenes”. La infinita posibilidad de decir sin tener que escuchar, de colgar cotidianamente el proprio manifiesto en “la puerta de la catedral” se vuelven la principal amenaza para un debate libre y abierto. Conflicto, simplificación y moralismo se tornan el leitmotiv de todo debate, cada uno parece defender su propia idea o su proprio interés en contra de todos y de todo.

Visiones simplistas de la política son la respuesta a una realidad cada vez más compleja. Según las conveniencias, esta se quisiera reducida a una mera “gestión de las cosas” que se puede delegar a “quien sabe más que uno” o a la mecánica ejecución de supuestas “voluntades del pueblo”. Triunfan las retóricas audaces e inmediatistas, aquellos que proponen soluciones simples y rápidas, aquellos que levantas barreras infranqueables entre “víctimas inocentes” y “usurpadores, culpables de todo”. Este tipo de retórica apunta a una espectacularización tanto de los diagnosis como de la medicinas y favorece una transfiguración de la realidad, en definitiva su banalización.

A esto se añade un creciente moralismo. Se juzga a los actores políticos no a partir de lo factible de sus propuestas o de la solidez de sus argumentos, sino a partir de un criterio moral preexistente que divide de manera inequívoca y definitiva a los “buenos” de los “malos”. Este proceder sobrecarga emotivamente todo debate. Si la afirmación de una idea política no se entiende como la natural consecuencia de la existencia de visiones diferentes sobre la realidad, sino como la victoria del bien sobre el mal, lo puesta en juego se vuelve total y las alternativas se reducen a dos: aniquilar o ser aniquilados.

Creemos que el debate político deba acercarse lo más posible a un debate razonado sobre los problemas y las posible soluciones. Este debería estar animado por el reconocimiento recíproco y la capacidad de ir más allá de la simple defensa de posiciones intelectuales o ideológicas. Marcar diferencias es necesario, pero esto no debe significar la exclusión del debate o la negación de la existencia de una multiplicidad de perspectivas e intereses. El dialogo exige a sus participantes la capacidad de medirse con las contingencias, de distinguir lo mejor de lo peor, de evaluar los costos de cada elección y sus implicaciones. Cualquier propuesta para la sociedad no debe olvidar los límites del pensamiento y la acción humana, así como lo impredecible del devenir histórico. En política, un cierto sentido de cautela no quiere decir falta de valor, sino ética de la responsabilidad. La historia nunca ha sido el producto de visiones personales o del proyecto de una parte, al contrario siempre ha sido el resultado de procesos cumulativos, cuya dirección, en la mayor parte de los casos, ha sido inasequible hasta a las mentes más lúcidas. El pensamiento político no debe ser entendido como una forma de ingeniería social, sino como una fuerza generadora de estímulos y procesos que permitan evolucionar y explorar nuevas oportunidades a la sociedad.

Polithink nace de la voluntad de crear un espacio de debate abierto a contribuciones provenientes desde orientaciones políticas diversas y desea convertirse en una plataforma para impulsar debates en la red a través de dos diferentes instrumentos:

  1. Las propuestas, artículos originales en los que los/las autores/as proponen análisis, puntos de vista, reflexiones. El objetivo de estas intervenciones es el de estimular al público, generar nuevos debates, intercambios de opinión.
  2. Las respuestas, artículos en forma de réplica argumentada que responden a las ideas propuestas por expertos, observadores o leader políticos en artículos publicados en la red (este tipo de artículo siempre incluirá en la cabecera el link al artículo al que pretende responder). La idea que inspira esta modalidad es la de estimular procesos dialógicos capaces, gracias al reconocimiento del interlocutor, de escapar la esterilidad del “toma y daca”. De esta manera el dialogo, que podrá ser más o menos contradictorio, podrá transformarse en un instrumento productivo, capaz de aprovechar la potencialidad comunicativa de la red, haciendo interactuar entre ellas argumentaciones y culturas políticas diferentes.

POLITHINK
A method to discuss
about politics on the web

Politics, seen as the search for a common good, seems to be in decline in an age of globalization and profound transformations of social life. On the one hand, everyday political decisions appear less capable of adequately tackling the challenges of reality, such as, economic inequality, the ecological problem, or the coexistence among different cultures. On the other hand, people tend to perceive decisions as scarcely legitimate, the product of outdated and non-transparent mechanisms.

Paradoxically, despite the diffusion of communication technology, dialogue and understanding among different viewpoints are under pressure today. Social networks have generated a great expansion of political debates on the Internet. Nevertheless, in most of these debates, confrontation prevails over communication. The endless possibilities to judge without listening or to hang one’s own personal manifesto on the “door of the cathedral” can become the main obstacle to a free and open debate. Most debates are characterized by conflict, simplification and moralism, with each participant defending their own ideas or interests against everyone else.

An oversimplified view of politics acts as the counterpart of a complex reality. This can be reduced either to the mere management of resources to be delegated to “those who know more than us” or to the mechanical execution of a supposed “popular will”, depending on the convenience. A bombastic rhetoric triumphs in the catch-phrases of those who propose simple and rapid solutions to complex problems or in the speeches of those who divide societies into “innocent victims” and “perpetrators” to be blamed for everything; this rhetoric trivializes reality and misrepresents problems and solutions in an ongoing show.

In addition, from the outset, increasing moralism impedes a complex analysis of political phenomena. Political actors are not judged for the plausibility of their propositions, but rather on the basis of a set of preexisting moral criteria that categorically divide them into “good and bad guys”. This tendency ends up overloading any political debate with emotions. If the assertion of a political argument is not seen as the result of an open debate between different worldviews, but as the victory of good over evil, then, the stakes become absolute and one can only choose between annihilating and being annihilated.

We believe that politics should focus as much as possible on a rational debate on problems and possible solutions. In doing so, it must be based on mutual recognition among participants and be able to overcome the mere defense of intellectual or ideological stances. Marking differences is certainly necessary. Nevertheless, this cannot preclude an open debate or deny the multiplicity of interests and views in play. Political debate requires participants to develop an ability to face contingencies, to distinguish the better from the worse, and assess the costs and implications of policy-making. We are convinced that any attempt to reform society must not ignore the limitations of human action and thought or the unpredictability of historical development. In politics, prudence does not mean lack of courage but ethics of responsibility. History has never been the result of personal views or partisan projects but rather, a complex process of accumulation whose direction, in many cases, escaped even the comprehension and imagination of the most brilliant minds. We do not conceive politics as a form of social engineering but as a force that can generate stimuli and processes, which allow society to explore new possibilities.

Polithink starts from the intention to create a space of analysis open to contributions from different methodologies and ideological orientations. The goal is to trigger online political debates through two main modalities:

  1. Proposals, original articles in which authors propose their own analysis, viewpoints or reflections. The main aim of these contributions is to stimulate the audience to debate and exchange opinions.
  2. Replies, analytical responses to arguments put forward by experts, observers or political leaders in other articles published on the Internet (Each reply will include the link to the article to which it responds). The idea is to stimulate dialogue through reciprocal recognition and to overcome the futility of simple confrontation. Thus, dialogue will become a productive instrument capable of developing the communicative potential of the Internet and of connecting divergent arguments and political cultures.
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