Podemos: opportunità o minaccia per i socialisti europei?

Domenica 26 giugno la Spagna torna al voto. I principali istituti di sondaggio fotografano una situazione nella quale il Partido Popular del Presidente Mariano Rajoy sará il partito piú votato. La formazione centrista di Ciudadanos dovrebbe fermarsi al quarto posto mentre rimane l’incertezza sulla sorte del Partido Socialista. Ci sará o no il tanto temuto “sorpasso” da parte della nuova alleanza Unidos Podemos, risultato dell’accordo elettorale fra Podemos e il tradizionale rappresentante della sinistra radicale, Izquierda Unida? In attesa dei risultati veri conviene interrogarsi sui possibili sviluppi del rapporto fra il PSOE e la sinistra emergente di Pablo Iglesias cercando di trarre qualche conclusione utile per gli scenari europei. Anche perche’, quale che sia il risultato, a partire dal 27 giugno, il PSOE si trovera’ nuovamente nella difficile situazione di dover decidere fra l’appoggio esterno ad un governo del PP (ipotesi caldeggiata da Angela Merkel) o un governo di sinistra con Podemos.

La relazione é resa complicata dal fatto che Podemos rappresenta un tipo di sinistra non facilmente comparabile con altre esperienze europee attuali. Si tratta di un esperimento che i suoi stessi leaders non esitavano fino a poco tempo fa a definire populista. Il populismo trova terreno fertile in epoche di fallimento delle istituzioni rappresentative. Come tale costituisce, nelle parole di Loris Zanatta, una sorta di “ipoteca ideale” sulla democrazia, promettendo da un lato di riattivarne i contenuti rispetto alla chiusura delle elites, ma avanzando dall’altro soluzioni spesso superficiali. Che relazione e’ lecito aspettarsi fra i due principali partiti della sinistra spagnola?

Nelle intenzioni dei propri fondatori, Podemos non nasce con l’obiettivo di essere l’ennesimo movimento identitario senza alcuna possibilitá di vittoria. L’obiettivo era conquistare l’egemonia del dibattito politico spagnolo. Concetti come libertá, democrazia o efficienza non potevano essere lasciati al bipartitismo. Bisognava riappropriarsene, mettendone in discussione l’interpretazione dominante, e ri-politicizzarli secondo una prospettiva nuova. Partendo da una critica implacabile al sistema politico-economico, Podemos descriveva la societá spagnola in modo dicotomico. La “crisi di regime” avrebbe portato alla nascita di due schieramenti contrapposti che sfuggivano alla tradizionale divisione sinistra-destra. Da una parte, coloro che stanno “sopra”, la “casta” dei politici e banchieri. Dall’altra, coloro che stanno “sotto”, ovvero il “popolo”, la massa degli sconfitti dalla crisi. L’obiettivo egemonico passava attraverso la costruzione di un discorso trasversale, capace di attrarre elettori da un ampio numero di gruppi sociali. Per esempio, Podemos annunció che si sarebbe occupato di temi come la disuguaglianza, la corruzione, o la sovranitá economica minacciata dalla Troika, in  maniera da condensare sensibilitá differenti accomunate dall’ indignazione. Allo stesso modo, non avrebbe piú perseguito battaglie di retroguardia come l’uscita dalla NATO o il referendum per la Terza Repubblica.

Il progetto di Podemos cominció a perdere terreno con l’apparizione sulla scena politica del movimento Ciudadanos che riproponeva il superamento della divisione destra-sinistra ma sulla base di un impianto sostanzialmente liberale e piú affine al centro-destra. Tale movimento dimostró ai leaders di Podemos che quel popolo che si pretendeva di rappresentare in modo esclusivo era in realtá composto da interessi molteplici e non facilmente coalizzabili. Podemos cominció ad essere identificato piú chiaramente con la sinistra anche se gli elementi di novitá non vennero eliminati.

Nella sua fase attuale, Podemos ha moderato il proprio discorso antipolitico e punta piú modestamente alla conquista dell’egemonia nella sinistra spagnola. In questo senso, l’alleanza con il partito tradizionale Izquierda Unida costituisce una parziale deviazione dai progetti iniziali di andare oltre la destra e la sinistra, ma permette di perseguire un obiettivo maggiormente alla portata.  Attraverso la drammatizzazione dello scontro fra il PP e la coalizione Unidos Podemos, Iglesias punta a spingere i socialisti, definiti senza tanti complimenti come “la vecchia socialdemocrazia”, verso il  centro dello spettro politico, sostituendoli come perno per la creazione di un governo progressista.

La situazione attuale, come detto, potrebbe mettere i socialisti fra l’incudine dell’appoggio ad un governo di Rajoy e il martello di una alleanza con una sinistra che, per vari motivi, ispira poca fiducia. In primo luogo, si chiedono se la moderazione del discorso di Iglesias sia da considerarsi genuina o finalizzata alla mera conquista dell’elettorato. Certamente si tratterebbe di una evoluzione quanto meno rapida, considerando che nei loro esordi televisivi Iglesias e soci non risparmiavano violenti attacchi all’Unione monetaria o al sistema politico scaturito dalla Transizione, entrambi patrimonio del socialismo spagnolo. Rimane quindi il dubbio se Podemos possa essere considerato un elemento rivitalizzante della democrazia spagnola o piuttosto un rivale del sistema politico costituitosi a partire dal 1978. Podemos ha per il momento messo da parte la critica radicale alla costruzione europea e alla moneta unica, ma resta intimamente convinto della necessitá di recuperare sovranitá economica per battere la disuguaglianza dilagante. Per i socialisti, il concetto di sovranitá andrebbe maneggiato con maggiore cautela, tenendo conto delle pulsioni nazionaliste e anti-europee che attraversano il continente.

Allo stesso modo, Podemos rappresenta una sorta di nemesi per il socialismo europeo. É lo specchio che riflette la difficoltá dei partiti socialisti a bloccare la propria emorragia di voti. Podemos segnala la necessitá di tornare a contendere ai partiti conservatori il discorso europeista, oggi in gran parte monopolizzato dall’ austerita’, in modo da proporre un’ Europa che possa avere un riconoscibile segno progressista. Podemos ha riattivato il dibattito sulla socialdemocrazia che non puó essere vista solo come un album di famiglia per rimembrare le grandi riforme del passato. Se é vero che il termine ha perso spinta propulsiva, si tratta di individuare nuove questioni sociali e inserirle in un discorso politico innovativo. Se i socialisti europei hanno a cuore la propria esistenza devono trovare il modo di recuperare termini chiave, come per esempio Welfare State o solidarieta’, affinche’ tornino ad essere apprezzati come elementi di coesione sociale e non solo come voci di spesa da ottimizzare. Definire i termini del dibattito e contenderli all’avversario politico e’ il passaggio chiave per poter ambire ad avere controllo sui risultati e non rimanere semplicemente in balía degli eventi.

Published by: mentepolitica.it

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